prefazione di Claudio Costa
Quest’opera è un ulteriore tassello nel complesso mosaico della lessicografia romanesca. Un tassello che, però, ha almeno due motivi per essere guardato con particolare attenzione. Il primo – tutto sommato abbastanza banale – è quello di fornire la visione del lessico del dialetto romanesco che ha un “poeta antropologo”: una visione irrimediabilmente diversa da quella di un poeta dialettologo come il Belli, attento anche agli aspetti più reconditi, ma frutto di un attento e complesso lavoro di ricerca e di spoglio delle fonti. Il secondo è, invece, il trovarsi di fronte alla prima opera lessicografica sul romanesco che individui il proprio ambito di riferimento in un dialetto scritto e letterario e non nell'uso vivo.
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